Appunti di fenomenologia per la filosofia

Heidegger e Agostino

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baol ontologico
view post Posted on 23/7/2012, 00:00




Constantino Esposito dell'università di Bari, segue una via solitaria ma a mio avviso estremamente feconda.
La concezione del tempo agostiniana risiede nella extensio animi della memoria che non è solo ciò che è stato (come la traduzione tedesca fa intendere) ma sopratutto ciò che è e tende a essere in una dimensione di inquietudine perenne.

Ma in Heidegger va ritradotta nel movimento interno delle cose nel senso greco “ta physein onta” aristotelico, cosa che di fatto rende auto-referente la filosofia solo al sé, mentre in Agostino il logos a venire diventa il “tu” dominem, ossia il rapporto con l'anima.
In Heidegger come in Severino sono le cose che tornano sempre al sé, in esso virtualmente manifestandosi la liberà dell'esserci.
Il “ta physein onta” è anche quello che può essere ridotto dalla fenomenologia del tempo husserliana come percezione interna del movimento, riallacciandosi a Poincarè.

E' chiaro che la partita heideggeriana si svolge per Esposito tutta nel senso dell'esserci come dell'eternamente ricondotto a sé. Ma in quello risiede tutta la sua drammaticità in quanto cade l'ottica della libertà, che Esposito malamente re-interpreta inserendo una sorta di accettazione psicologica amorosa.

Ricordo che invece per Volpi la libertà, se mai vi sia in Heidegger, è presente nell'attimo prima del passaggio tra Ente ed essente, nella radura dell'essere.

La fecondità sta sempre nell'identificare le auto-referenze del post-moderno.

Mentre il linguistico gioco dello slittamento pronominale sta nell'accezione agostiniana del Tu.
 
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